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Riflessioni di una campionessa

Durante la Tavola Rotonda organizzata dalla nostra Associazione nell’ambito della manifestazione “La Stagione del Benessere”, abbiamo avuto il piacere di avere con noi Laura Vernizzi, campionessa olimpionica di Ginnastica Ritmica ad Atene 2004, una delle protagoniste di quello storico Argento che ha dato inizio ad una stagione di successi di una squadra indimenticabile, seguito poi dall’Oro ai Mondiali di Baku 2005, e da molte altre vittorie.

A Laura avevamo chiesto di portare il suo contributo ripensando alla sua esperienza, di ginnasta e di allenatrice, ed il suo intervento è stato veramente ricco di riflessioni interessanti ed utili a chiunque si muova nell’ambito dello sport, qualunque sport, ed in qualunque ruolo, sia da atleta, che da allenatore, che da genitore di bambini che lo praticano.

Riportiamo qui le sue parole.

“BENEFICI DEL MOVIMENTO E DELLA PRATICA SPORTIVA NELLA CRESCITA DEL BAMBINO”

“La pratica dello sport per un bambino penso sia una cosa molto importante.

Ma sotto quali punti di vista? Molti direi, moltissimi.

Innanzitutto ritengo che lo sport sia una reale scuola di vita.

Grazie ad esso, il bambino già in tenera età può e deve imparare delle regole.

Ogni sport ha delle regole che lo caratterizzano, quali ad esempio l’abbigliamento da utilizzare, i capelli raccolti, l’orario di inizio e di fine di un’attività e quindi orari da rispettare.

Si imparano regole base quali aspettare il proprio turno nell’esecuzione di un esercizio, rispettare i tempi del compagno e se necessario aiutarlo.

Lo sport infatti insegna fin da subito la parola “rispetto”.

È bene imparare sin da subito che i miei tempi non potranno mai essere uguali a quelli di un altro bimbo. Ed è bene, secondo me, che questa cosa a volte la capiscano anche alcuni genitori che spesso purtroppo si trovano a paragonare il proprio figlio con il figlio di qualcun altro. Ogni bimbo ha i suoi tempi di apprendimento ed è bene rispettarli.

Io stessa, sono l’esempio pratico che alle cose ci si possa arrivare anche un pochino più avanti. Ho iniziato a vedere i primi risultati solo a 13 anni, altre mie compagne magari ad eseguire alcuni passaggi ci sono arrivate qualche anno prima; ma questo non mi ha impedito di fare un’Olimpiade.

Fare sport significa imparare la parola “impegno”.

In uno sport giovane come la ginnastica non è semplice far capire a bimbe piccole che ad ogni allenamento bisogna metterci impegno, ma piano piano, non arrendendosi davanti alle difficoltà, capiranno e vedranno coi propri occhi che l’impegno può portare a dei risultati e ad imparare cose sempre nuove.

È bene ed è molto importante che l’allenatore trasmetta fiducia ai propri piccoli atleti, far capire loro che ognuno di essi è importante, perché così loro automaticamente prenderanno fiducia in loro stessi e nelle proprie capacità e aiuteranno anche chi magari fa più fatica. Capiranno che spesso è sì importante avere doti fisiche e predisposizioni particolari per un determinato sport per raggiungere alti livelli, ma capiranno che ancora più importante è avere una bella testa, con dei valori e, tornando alla parola magica precedente, che l’impegno non potrà che portare qualcosa di buono.

Grazie ad un buon allenatore, dunque, il bambino cresce credendo in se stesso e nelle proprie capacità; ma attenzione che non si sconfini nella presunzione.

È fondamentale infatti che il bimbo capisca che è molto importante essere delle persone umili, che si abbia sempre la voglia di migliorare.

Lo sport insegna che non per forza migliorare significa vincere; migliorare significa fare qualcosa che magari non avevo fatto il giorno prima, migliorare significa voler innanzitutto “battere se stessi”. E questo concetto va ovviamente portato nello sport praticato a livello base ma anche all’alto livello. Magari uno o due giorni dopo, ad esempio, imparerò a cadere in ginocchio invece che col sederino per terra arrivando da una ruota, dopo un mese arriverò in piedi, dopo un altro mese la farò su una mano e così via. Salendo di livello, imparerò a fare due capovolte sotto un lancio invece che una e così via.

L’importante, comunque, sta nel far sì che un bambino creda in se stesso e nella possibilità di poterlo fare.

Lo sport ti insegna a coltivare una passione e in uno sport come il mio ti insegna a coltivarla molto presto.

È molto molto importante che si provi piacere nel fare sport. Come ogni cosa, non deve essere fatta per forza e ci sta anche che un bimbo ne provi diversi prima di capire e scegliere quello che lo fa sentire meglio. È un po’ come per noi grandi quando scegliamo il fidanzato o la fidanzata: ci si augura che il primo sia sempre quello giusto, ma spesso, ahimè, non succede e cambiamo fino a che non troviamo ciò che realmente ci completi.

Io per fortuna mi sono trovata a scegliere solo tra due sport, il nuoto e la ginnastica, in entrambi mi avrebbero voluta per l’agonismo, ma poi ha scelto il cuore … e il mio corpo, che probabilmente si sentiva più a suo agio sulla terraferma.

Sarebbe bene insegnare ad un bimbo, a mio parere, che se si inizia a prendere un impegno sportivo, agonistico o non agonistico che sia, sarebbe buona cosa portarlo a termine questo impegno, o quanto meno spronarlo a non abbandonare in un momento tale in cui si potrebbe mettere a rischio ad esempio un appuntamento sportivo con i compagni o l’allenatore stesso, che magari sino a quel momento aveva contato sulla presenza del bimbo per il saggio di fine anno o per la gara di squadra.

Imparare a non mollare davanti alle difficoltà credo sia uno degli insegnamenti più belli che possa dare lo sport.

Non demordere quando una cosa non mi viene giusta, non demordere quando l’allenatore mi dice che ciò che sto facendo non è corretto o che non è sufficiente… ecco questo lo sport me lo ha insegnato e gliene sono grata, perché ti fa capire che in fondo puoi sempre farcela e che c’è sempre una via d’uscita. Insegna che credendoci alle cose ci puoi arrivare e non importa se non è un podio alle Olimpiadi… bastano piccoli successi quotidiani.

Io la chiamo “fame di crescere e di migliorarsi”.

Io ho avuto la fortuna di avere delle allenatrici che oltre a crescermi in maniera ottima tecnicamente, mi hanno trasmesso la voglia di fare e di imparare, mi hanno trasmesso la passione per un qualcosa che agli occhi di molti può far dire “ma chi te lo fa fare”.

La passione. L’amore per ciò che faccio. Ecco che cosa me lo fa fare. E ad oggi, sto vivendo la stessa cosa da allenatrice. Fermo e considerato che fare la ginnasta è 100 volte più semplice che fare la tecnica e la mia ex allenatrice già ai tempi me lo diceva, ad oggi che ho 32 anni… beh, è ovvio che gli obiettivi cambiano, ma l’amore è sempre forte come il primo giorno, come quando iniziai a 6 anni e sul diario di scuola scrivevo che volevo andare alle Olimpiadi.   Quindi parliamo di ben 22 anni d’amore…

Poco fa ho utilizzato un altro termine, la parola “obiettivi”. Questa è un’altra cosa che insegna lo sport, fin da piccoli. E impararlo da giovanissimi penso sia un dono.

Avere degli obiettivi al giorno d’oggi non è così semplice e soprattutto non è così semplice trovare dei bambini che se li pongano e che li vogliano raggiungere.

Sia chiaro che parlo di obiettivi di ogni tipo, dal più piccolo al più grande.

Spesso mi capita di sentire genitori che mi dicono: per me la scuola è più importante dello sport. Ok. Bene. Penso che qui nessuno voglia figli “ignoranti”. Ma ci si è mai chiesti se anche per il mio piccolo ora la scuola è la cosa più importante? (che non significa non studiare, N.B.).

Come detto sopra, ad oggi trovare bimbi con la passione e l’obiettivo di fare qualcosa è sempre più difficile; e allora, perché non incoraggiarli a fare ciò che amano, supportandoli e non penalizzandoli? Perché imporre ai bambini ciò che un adulto vuole?

Spesso la scuola è un tasto dolente, io penso che il motivo purtroppo sia una scarsa cultura rispetto allo sport stesso che parte proprio dalle scuole, basta vedere l’importanza che viene data all’educazione fisica e ai loro insegnanti. Chi fa sport spesso viene penalizzato dai professori, ma perché? Hai davanti a te un bimbo volenteroso che terminate le lezioni ha anche la capacità, la voglia e il sorriso per fare un’altra cosa che lo appassiona, perché penalizzarlo abbassandogli i voti, non supportandolo con dei piccoli aiuti?

Io già a 8 anni facevo 4 ore di allenamento quasi ogni giorno, con la Nazionale ho fatto scuola privata coi professori privati che seguivano solo me; ho sempre scelto la ginnastica rispetto alla scuola.

Eppure mi sono laureata. So perfettamente l’italiano, parlo abbastanza bene altre due lingue e ne sto studiando una terza. Spesso ho imparato più cose viaggiando che sui libri di scuola.

Le mie ginnaste, quelle più forti tra l’altro, hanno quasi tutte 10 alle superiori e sono uscite con l’Ottimo dalle scuole medie.

Detto questo.

Spesso le mamme mi ringraziano perché si rendono conto che l’allenamento ha “costretto” le loro figlie ad imparare ad organizzarsi per ottimizzare lo studio rispetto agli allenamenti stessi.

Ed ecco, l’organizzazione è un’altra cosa che può insegnare la pratica dell’attività sportiva.

Altra cosa: Si impara ad avere cura delle proprie cose e di quelle degli altri.

Ci tengo a tornare per un attimo sul concetto di “rispetto”. Nella mia palestra ad esempio, il rispetto è la prima regola da rispettare se si vuole far parte della mia scuola.

Noi allenatori siamo prima di tutto degli educatori. Penso sia fondamentale insegnare ogni tipo di rispetto: il saluto; dire grazie; avere riconoscenza verso il proprio allenatore.

Rispettare il mio avversario; imparare che si è rivali in campo ma non fuori di esso. Perché l’unione fa sempre la forza e la socializzazione è un altro punto bellissimo che lo sport regala.

Lo sport insegna a vincere ma soprattutto insegna a perdere. Insegna a rialzarsi. Insegna ad accettare la sconfitta e deve insegnare che se non ho vinto non significa che per forza sono un incapace. Insegna che c’è sempre da imparare.

Fare sport ti aiuta a credere nei sogni. Come recitava una canzone, “sono sempre i sogni a dare forma al mondo”. Ed è così.

Dobbiamo coltivare bambini che abbiano dei sogni, accompagnamoli stando attenti che mantengano un piede su una nuvoletta ed uno saldo a terra. Che loro è giusto sognino perché saranno i sogni a dar loro la spinta per non mollare e crederci; ma noi dobbiamo esser lì pronti a tenerli per mano se volessero scendere da quella nuvola.

Io, ad oggi, penso di essere una persona davvero ricca dentro. Fare sport da piccola sotto certi punti di vista mi ha fatta crescere più velocemente e se mi chiedessero se rifarei ogni cosa direi di sì.

Spesso si parla di sacrificio, ma io non lo trovo corretto: nessuno obbliga nessuno a far nulla, se lo si fa vuol dire che lo si vuole fare, semplice.

A volte penso alle mie medaglie e mi dico: però sti cavoli… ho una medaglia olimpica a casa… e una d’oro mondiale… credo di non essermene mai resa realmente conto di quanto ho fatto e di che cosa grande ho portato alla mia nazione… io semplicemente penso a me, piccolina, al mio piccolo grande sogno che inconsciamente avevo nella mia testa… al fatto che ce l’avessi li in un cassetto, penso alla mia voglia, alla mia passione, alle regole che ho dovuto seguire, alla pesantezza degli allenamenti a volte sfiancanti… e poi mi vedo li, su quel podio, con una coroncina d’alloro in testa e un mazzo di fiori in mano e ringrazio me stessa e chi ha sempre creduto in me per aver aperto quel cassetto e credere in ciò che c’era dentro.”

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